Cinture di sicurezza posteriori: aumentano le multe
Nel 2019 sono stati ben 4,8 milioni gli italiani multati dalla Polizia stradale perché non indossavano le cinture di sicurezza. Eppure in Italia esiste l’obbligo di indossare le cinture di sicurezza, sia quelle anteriori (dal 1988) che quelle posteriori (dal 2006).
Le cinture di sicurezza hanno salvato la vita al 27% delle persone coinvolte in incidenti stradali. Secondo i dati raccolti dal Corriere della Sera ci sono stati ben 107.825 intercettati senza cintura. L’assenza di cintura è stata la seconda infrazione più commessa dopo l’eccesso di velocità.
Nel 2019 in particolare c’è stato un aumento delle infrazioni per non aver usato le cinture di sicurezza posteriori. Ben 166 mila veicoli controllati in oltre 22.000 posti di blocco in 17 città. In testa a questa spiacevole classifica c’è Catania, seguita da Padova e Bologna. Dalla stradale dicono: “Non esiste area geografica immune da questa infrazione — spiegano dalla Stradale — e queste persone non calcolano che non indossarle comporta un elevato rischio di morte non solo per il possibile violento urto frontale contro il retro del sedile anteriore o laterale contro i finestrini ma non è infrequente che, al momento dell’impatto, si venga sbalzati fuori dall’abitacolo a causa della pressione e del peso che fa aprire le portiere”.
Chi guida in effetti dovrebbe chiedere ai passeggeri di allacciare le cinture di sicurezza, anche quelle posteriori. La docente di psicologia forense dell’Università «Sapienza» di Roma e coordinatrice del centro d’eccellenza sulla sicurezza stradale dell’ateneo, Anna Maria Giannini, spiega come il difficile rapporto tra l’italiano e le cinture sia psicologico: “Fra i primi, certamente, rientra il difficile rapporto di molti italiani con le regole, specialmente quelle che riguardano la circolazione stradale. La controprova è che molti le rispettano quando sanno di rischiare certamente una multa che magari comporta la sottrazione di molti patente-patente. Esempio classico sono gli autovelox fissi: rallentano in prossimità e, poco dopo averlo oltrepassato, poi ripartono a velocità sostenuta. Quindi tornando alle cinture posteriori, siccome vengono rilevate solo durante temporanei posti di blocco, non esiste una matematica certezza di prendere una multa e, così, non sono indossate con frequenza. Il secondo motivo, è che spesso questi dispositivi sono percepiti come “inutili intralci” se non proprio fastidi perché comporterebbero un presunto rallentamento nei movimenti e, quindi, una sensazione di scomodità. Adducono spiegazioni bizzarre come quella di “essere troppo distante dal vetro”. Un altro motivo, è che alcuni viaggiano su due livelli mentali: conoscono la regola, l’accettano come giusta perché sanno di rischiare la vita ma, poi, vanno su un altro binario mentale e pensano “ma tanto a me non può succedere nulla di grave”. Queste persone si credono onnipotenti e immuni perché le tragedie avvengono sempre agli altri, lontano da loro”.
Il Codice della strada stabilisce che chi non indossa la cintura incorre in una sanzione che va da 81 a 136 € e alla decurtazione di 5 punti dalla patente. Se entro due anni viene multato per lo stesso motivo c’è il ritiro della patente da 15 giorni a due mesi. L’uso delle cinture di sicurezza posteriori è obbligatorio per chi viaggia in taxi e sulle auto a noleggio con conducente. In caso di incidente e di danni fisici, il passeggero può citare per danni il guidatore che non ha avvisato di indossare la cintura.